Piantaggine pelosa
Foto di Piantaggine pelosa
Dalla rosetta basale spunta uno scapo robusto che porta un'infiorescenza cilindrica di color roseo.

<p>La <a href=glos_bot.php?v=spiga>spiga</a> è composta da numerosi fiori con  <a href=glos_bot.php?v=filamento>filamenti</a> molto lunghi, di color lilla e <a href=glos_bot.php?v=antera>antere</a> rosate.</p> <p>Il frutto è una <a href=glos_bot.php?v=capsula>capsula</a> ovoide.</p>
Specie: Plantago media L. subsp. media
Nome volgare: Piantaggine pelosa
Divisione: SPERMATOFITE
Sottodivisione: Angiosperme
Famiglia:PLANTAGINACEAE
Habitat: prati
Fioritura: da Maggio a Ottobre
Forma: Emicriptofita rosulata
Durata/Portamento: perenne
Colore del fiore: rosa
Origine: autoctona
Protezione: Nessuna

Pianta erbacea pubescente alta 20-60 cm, molto comune. Vegeta nei prati assolati, ai margini dei sentieri, nei campi; predilige terreni argillosi un po’ calcarei, ricchi di elementi nutritivi.

Lo scapo è robusto, curvato alla base, senza foglie (afillo).

In primavera spuntano le foglie tutte basali, disposte in rosetta; hanno lamina vellutata, ellittico-lanceolata, intera o dentellata, con nervature parallele.

L'infiorescenza è cinlindrica a spiga, lunga circa 5 cm (si allunga ulteriormente a maturità). Ogni piccolo fiore porta alla base alcune brattee lanceolate, appuntite, con bordo membranoso. La corolla è composta da un tubo con 4 petali membranosi, biancastri, ovali e patenti; gli stami hanno filamenti molto lunghi, di color lilla e antere rosate.

Il frutto è una capsula ovoide contenente 2-4 semi di cui sono ghiotti cardellini e fringuelli.

Particolarità:

  • Il nome del genere Plantago viene dal latino "planta" che significa pianta del piede, in riferimento alla forma delle foglie di alcune specie (es. Plantago major) e ai luoghi in cui vivono cioè sentieri calpestati, selciati e strade campestri. Però il significato letterale del nome latino è "pianta che agisce" con probabile riferimento alle proprietà medicinali di questa pianta.
  • Per lungo tempo la Piantaggine è stata apprezzata in medicina popolare per le sue proprietà espettoranti, emostatiche, rinfrescanti, astringenti, depurative, lenitive, diuretiche e lassative.
    Le sue foglie in infuso o macerate sono usate per sciacqui e gargarismi della bocca, bagni oculari, irrigazioni vaginali; scottate in acqua bollente sono eccellenti contro ulcere e piaghe; macerate leniscono il dolore delle punture di insetti; in sciroppo calmano la tosse e combattono la raucedine.
    Anche in Brianza questa pianta ("paiuchin") era conosciuta e usata per curare le ferite ed ogni tanto qualche donna ne strappava una foglia o due da applicare sulla cute ferita per arrestare il sangue, oppure veniva cotta a vapore e l’acqua distillata era usata come collirio per gli occhi infiammati.
    Attenzione: le indicazioni farmaceutiche hanno solo scopo informativo; qualunque applicazione e assunzione deve essere prescritta e seguita dal medico.
  • Uso in cucina: Si raccolgono le foglioline centrali della rosetta quando sono tenere, appena spuntante (la raccolta può essere effettuata senza paura di compromettere la specie data la sua notevole diffusione). Sono ottime crude, come insalata verde, e questo è un uso decisamente consigliato per salvare integralmente il contenuto di vitamina A e C di cui la pianta è ricca. Ma si possono anche cuocere per preparare squisiti minestroni; spesso è unita ad altre piante, lessata e condita con olio e aceto aromatico.

Ultimo aggiornamento:
28/2/2018
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