Elleboro bianco, Rosa di Natale
Foto di Elleboro bianco, Rosa di Natale
Il fiore è bianco e vistoso.

<p>I fiori Hanno <a href=glos_bot.php?v=tepali>tepali</a> bianchi di forma ovato-<a href=glos_bot.php?v=ob>ob</a>lanceolata.</p> <p>All'interno della corolla vi sono numerosi <a href=glos_bot.php?v=stame>stami</a> gialli disposti a spirale al cui centro si evidenziano lunghi <a href=glos_bot.php?v=stimma>stimmi</a> biancastri.</p> <p>Sotto il fiore sono presenti 2-3 <a href=glos_bot.php?v=brattea>bratteole</a> <a href=glos_bot.php?v=lanceolato>lanceolate</a>, <a href=glos_bot.php?v=intero>intere</a>.</p> <p>La pianta nel suo <a href=glos_bot.php?v=habitat>habitat</a>.</p> <p>Le foglie sono coriacee, di color verde-<a href=glos_bot.php?v=glauco>glauco</a> opaco, provviste di un lungo picciolo. La <a href=glos_bot.php?v=lamina>lamina</a> è divisa in 7-9 segmenti ob<a href=glos_bot.php?v=lanceolato>lanceolati</a>, seghettati verso l'apice con denti <a href=glos_bot.php?v=patente>patenti</a>. </p> <p>I frutti sono <a href=glos_bot.php?v=follicolo>follicoli</a> con apice rostrato.</p> <p>Un numeroso gruppo in frutto.</p>
Specie: Helleborus niger L.
Nome volgare: Elleboro bianco, Rosa di Natale
Divisione: SPERMATOFITE
Sottodivisione: Angiosperme
Famiglia:RANUNCULACEAE
Habitat: margini boschivi
Fioritura: da Dicembre a Gennaio
Forma: Geofita rizomatosa
Durata/Portamento: perenne
Colore del fiore: bianco
Origine: autoctona
Protezione: Nessuna

La Rosa di Natale è una pianta erbacea alta 15-30 cm ed il suo nome volgare evidenzia la sua precocissima fioritura. Nel Parco il primo ritrovamento di questa specie è avvenuto grazie alla segnalazione (nel 2014) di Fabio Bassano ed Arrigo Bertazzo, due Guardie Ecologiche Volontarie che si sono incuriosite davanti a questo grosso fiore bianco. Una seconda stazione composta da diversi individui è stata osservata successivamente.

Il fusto sotterraneo è costituito da un breve rizoma, dal quale spunta uno scapo fiorale eretto e robusto.

Le foglie tutte basali, compaiono dopo la fioritura e persistono durante l'inverno. Esse sono coriacee, di color verde-glauco opaco, provviste di un lungo picciolo. La lamina è divisa in 7-9 segmenti oblanceolati, seghettati verso l'apice con denti patenti.

I fiori sono grandi e vistosi (8 cm circa di diametro) e sbocciano quasi sempre solitari. Hanno tepali bianchi di forma ovato-oblanceolata e numerosi stami gialli disposti a spirale al cui centro si evidenziano lunghi stimmi biancastri. Sotto il fiore sono presenti 2-3 bratteole lanceolate, intere.

I frutti sono follicoli ravvicinati a 6-7, lunghi circa 2 cm, con apice rostrato. I numerosi semi in essi contenuti sono oblunghi, di colore nero brillante.

Particolarità:

  • Il nome del genere Helleborus deriva da due parole greche che significano "pianta mortale", per la sua tossicità.
    Il nome della specie niger deriva dal latino "niger" = nero, per il colore scuro del rizoma.
  • Tutti gli Ellebori sono ritenuti piante velenose per uomini e animali in quanto contengono “elleborina” (glucoside che danneggia il cuore) ed altre sostanze alcaloidi tossiche.
    L'ingestione può provocare cefalea, vertigini, vomito, diarrea, delirio, sonnolenza, e arresto cardiaco.
  • Su questo fiore natalizio è sorta una leggenda cristiana. Quando i Magi giunsero ad adorare Gesù portarono in dono oro, incenso e mirra. Una pastorella che vide i preziosi doni, non osava avvicinarsi al Bambino a mani vuote ma ecco che, poco lontano, spuntarono dei fiori candidi dalle antere dorate: erano le Rose di Natale che lei potè donare a Gesù.
  • Secondo un mito greco Melampo (guaritore dai piedi neri), aveva guarito le figlie di Preto (re di Tirinto) dalla pazzia, facendole bere da una fonte in cui aveva buttato dell'Elleboro. Melampo come ricompensa ottenne un titolo onorifico e la mano di una delle principesse.
    Gli antichi greci ricorrevano alla frase "aver bisogno dell'Elleboro" per indicare i folli ed anche Eracle fu guarito dalla pazzia proprio grazie a questa pianta.
    Pare che gli antichi filosofi usassero i principi di questa pianta per raggiungere uno stato ipnotico, molto simile alla meditazione profonda.
    Un uso particolare ne fece Paracelso che usò le foglie dell'Elleboro per la preparazione di un "elisir di lunga vita".
    Gabriele D'Annunzio , ne “La figlia di Iorio” ne parla: ”Vammi in cerca dell'Elleboro nero, che il senno renda a questa creatura”.
Ultimo aggiornamento:
12/4/2023
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