Orchidea minore, Giglio caprino
Foto di Orchidea minore, Giglio caprino
Orchidea in forte regressione a causa dei lavori agricoli.

<p>L’<a href=glos_bot.php?v=infiorescenza>infiorescenza</a> è tozza, abbastanza densa, con fiori di colore variabile dal violetto al porpora.</p> <p>Particolare del fiore: i <a href=glos_bot.php?v=tepali>tepali</a>, riuniti verso l'alto, formano un casco viola con evidenti striature verdi.<br />Il <a href=glos_bot.php?v=labello>labello</a> è trilobo, con al centro una zona più chiara o bianca, punteggiata di macchie viola scuro.</p> <p>La pianta nel suo <a href=glos_bot.php?v=habitat>habitat</a>.</p>
Specie: Anacamptis morio (L.) R.M.Bateman, Pridgeon & M.W.Chase
=Orchis morio L.
Nome volgare: Orchidea minore, Giglio caprino
Divisione: SPERMATOFITE
Sottodivisione: Angiosperme
Famiglia:ORCHIDACEAE
Habitat: prati aridi
Fioritura: da Aprile a Maggio
Forma: Geofita bulbosa
Durata/Portamento: perenne
Colore del fiore: rosa, lilla, viola
Origine: autoctona
Protezione: Protezione rigorosa

Orchidea alta 10-40 cm, presente con pochi individui in zone molto frequentate e quindi a rischio di raccolta. Predilige i prati aridi su terreno calcareo. E' una specie protetta di cui è assolutamente vietata la raccolta.

Il fusto è robusto, cilindrico spesso soffuso di viola all'apice.

Le foglie basali sono raccolte in rosetta ed hanno lamina lanceolata; quelle cauline sono più piccole e strettamente guainanti.

L’infiorescenza è tozza, abbastanza densa, con fiori di colore variabile dal violetto al porpora, grandi 10-15 mm. I tepali, riuniti verso l'alto, formano un casco viola con evidenti striature verdi. Il labello, grande e appariscente è trilobo, con al centro una zona più chiara o bianca, punteggiata di macchie viola scuro. Lo sperone è cilindrico, diritto o un po’ arcuato, orizzontale o ascendente, lungo quasi come l’ovario.

I frutti sono capsule che maturano in estate e contengono numerosissimi semi quasi impalpabili.

Particolarità:

  • Il nome della specie morio secondo alcuni deriverebbe dal latino "matto", secondo altri dallo spagnolo "morrion" che significa "cappuccio". Qualunque di queste ipotesi sia quella valida, il riferimento è comunque alla forma dei tepali che ricordano un copricapo da giullare.
  • Narra un'antica leggenda greca che ad un giovinetto bellissimo di nome Orchide, all'inizio dell'adolescenza, erano spuntati due opulenti seni e più cresceva, più il suo corpo diventava sinuoso e morbido. Orchide non capiva più se fosse un maschio o una femmina o entrambi insieme e di questo ne soffriva tantissimo perchè maschi e femmine lo evitavano trovandolo tanto diverso da loro. La sua ambiguità si rifletteva anche nel carattere: a volte era timido e schivo, altre volte aggressivo e lussurioso. Un giorno, preso dalla disperazione, si gettò da una rupe sfracellandosi su un prato dove, per incanto, spuntarono dal suo sangue tanti fiori, l'uno diverso dall'altro, ma simili nella fastosa e bizzarra sensualità. Presero il nome di Orchidee, cioè fiori di Orchide. Ci sono infatti quelle che sembrano uomini nudi, altre che raffigurano il sesso femminile. La bellezza delle Orchidee ha evocato il simbolo dell'Armonia, bellezza che, come il corpo androgino di Orchide, trascende ogni genere, essendo maschile e femminile insieme.

Nota: Nel 2008 a causa di lavori agricoli, la stazione più consistente di Orchis morio presente nei prati magri del Parco è andata persa.

Nel 2010 sono stati impiantati, in due località diverse, 10 tuberi di O. morio e nel 2011 sono stati messi a dimora altri 7 tuberi maturi.
Tutti i tuberi sono stati ottenuti dai semi di piante locali coltivati “in vitro” nell’arco di 3 anni.
In questi anni di monitoraggio quasi tutte le piantine sono fiorite ed anche fruttificate.

Considerando le difficoltà della materia, si può dire che l’esperimento ad oggi effettuato (2014) sia ben riuscito e del tutto soddisfacente. In Lombardia siamo l’unica realtà oltre al Centro Flora Autoctona del Monte Barro ad aver sperimentato, con risultati positivi, la reintroduzione in natura di orchidee spontanee.

Si sottolinea inoltre che la popolazione attuale è la più numerosa mai osservata nel territorio del Parco (con molta probabilità l’unica rimasta), tuttavia per sperare nella naturale riproduzione e propagazione, sarebbe necessario incrementare il numero degli individui.

Dato che i semi delle piante originarie sono esauriti ed anche ipotizzando di ottenere eventuali semi da quelle esistenti, sarebbe comunque necessario avviare una collaborazione con il Centro Flora Autoctona del Monte Barro per proseguire nella reintroduzione di questa specie e di altre (come ad esempio Ophrys bertolonii Moretti subsp. benacensis (Reisigl) P.Delforge) scomparse o fortemente minacciate a seguito della coltivazione della vite.

Ultimo aggiornamento:
28/2/2018
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