Avena selvatica
Foto di Avena selvatica
L'infiorescenza è ampia e poco ramificata con spighette pendule.

<p>Le <a href=glos_bot.php?v=spighetta>spighette</a> sono formate da 2-3 fiori tutti con <a href=glos_bot.php?v=lemma>lemma</a> lungamente <a href=glos_bot.php?v=aristato>aristato</a> e con peluria brunastra più folta alla base.</p>
Specie: Avena fatua L. subsp. fatua
Nome volgare: Avena selvatica
Divisione: SPERMATOFITE
Sottodivisione: Angiosperme
Famiglia:POACEAE (GRAMINACEAE)
Habitat: prati, coltivi
Fioritura: da Aprile a Luglio
Forma: Terofita scaposa
Durata/Portamento: annuale
Colore del fiore: bianco
Origine: esotica
Protezione: Nessuna

Pianta erbacea alta fino a 1 m infestante dei campi di cereali. Cresce anche nei prati e negli incolti. Altre specie molto simili sono Avena barbata Pott ex Link e Avena sterilis.

I culmi sono solitari, ascendenti e glabri.

Le foglie hanno lamina larga 8-10 mm e ligula di 3-5 mm con 2 dentelli laterali accentuati.

L'infiorescenza è ampia e poco ramificata, con rami patenti, sparsi o verticillati a 4-7 intorno al fusto. Le spighette sono numerose, pendule, lunghe 18-25 mm, formate da 2-3 fiori tutti con lemma leggermente bidentato all'apice e lungamente aristato con peluria brunastra più folta alla base. Le glume sono biancastre e subuguali. A maturità, le glume persistono sui rami, mentre le spighette cadono a terra e i singoli fiori si staccano uno dall'altro (mentre in Avena sterilis rimangono integre).

I frutti sono cariossidi.

Particolarità:

  • Il nome del genere Avena era già in uso presso i Romani e si riferisce alla coltivazione di queste piante per la produzione di foraggio destinato prevalentemente alle pecore ("ovis").
    Il nome della specie fatua in latino significa insipida (riferito probabilmente al gusto).
  • Le spighette del genere Avena hanno una particolare conformazione atta all'ottimizzazione della germinazione. La resta infatti è piegata a metà (ginocchiata) e la prima parte è arrotolata su se stessa (a spirale). In presenza di umidità, la resta si srotola e si allunga provocando "l'avvitamento" della cariosside nel terreno; le setole del lemma fungono da ancoraggio e ne impediscono la fuoriuscita.

Ultimo aggiornamento:
18/10/2020
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